Da oltre vent’anni la Fondazione Links opera a livello nazionale e internazionale nei campi della trasformazione digitale e dell’innovazione, sviluppando progetti che uniscono ricerca scientifica e impatto concreto sulla società.
In preparazione al Festival Digitale Popolare, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Maurizio Arnone, della Fondazione Links, responsabile della ricerca
Future Cities & Communities , per scoprire come nascono le idee dei progetti innovativi, e come possano portare valore alle comunità e, più in generale, alle città del futuro.
In che modo la Fondazione Links integra all’interno dei suoi progetti gli obiettivi dell’agenda 2030?
La Fondazione Links si è organizzata proprio per raggiungere o contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Ogni nostro progetto offre un contributo specifico su uno degli obiettivi: sappiamo quindi con precisione su cosa stiamo lavorando.
Ci siamo concentrati sugli obiettivi in cui la ricerca e l’innovazione possono dare un apporto ai settori di cui ci occupiamo. Sicuramente uno dei traguardi è la lotta al climate change e tutto ciò che riguarda il clima. Ci occupiamo anche della costruzione di città e comunità sostenibili. Un altro punto riguarda l’energia: l’uso più responsabile di energia e l’adozione delle energie rinnovabili.
Ci sono molti altri propositi su cui lavoriamo, per esempio, la riduzione delle disuguaglianze; e tanti sono gli obiettivi che, pur con contributi più piccoli, per noi restano importanti. Diciamo che l’Agenda per noi è un manifesto da seguire in ogni iniziativa che portiamo avanti.
All’interno dei vostri progetti viene implementata anche la tecnologia più recente dell’intelligenza artificiale?
Sì. La Fondazione Links ha proprio un dominio di ricerca dedicato all’Artificial Intelligence, che decliniamo in settori diversi. Uno dei temi su cui si sta lavorando molto è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per contrastare le catastrofi e i disastri ambientali. Si tratta di utilizzare dati, che possono provenire da diverse fonti, per studiare i fenomeni climatici, prevedere eventuali rischi e poi cercare di prevenire con delle azioni sul territorio.
Un altro aspetto su cui usiamo l’intelligenza artificiale è la mobilità autonoma e connessa, dove l’AI consente di sviluppare nuovi paradigmi di mobilità che permettano di avere più sicurezza sulle nostre strade. Parliamo di veicoli che sono in grado di decidere cosa fare, grazie alle informazioni che provengono da fonti diverse, dalle telecamere e da sensori distribuiti e, attraverso la loro intelligenza, possono scegliere il comportamento più sicuro.
Ma di nuovo, sono tanti gli ambiti in cui l’intelligenza artificiale viene usata. Il settore energetico, per esempio, per ridurre i consumi e ottimizzare l’uso di fonti rinnovabili.
Diciamo che l’AI è ormai pervasiva nella ricerca e direi fondamentale in ogni ambito.
Parlavamo dei vostri progetti, e uno che mi ha colpito particolarmente è quello del cane robot. Puoi spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta e quali sono gli ambiti di utilizzo? E, in linea di massima, come strutturate i vostri progetti? Come capite di cosa hanno bisogno le persone?
Il progetto del cane robot è un’iniziativa di ricerca che in realtà non si focalizza sul robot in sé ma sull’automazione in generale. Il cane robot è uno strumento per studiare algoritmi che controllano qualunque tipo di oggetto o mezzo mobile e, come dicevo prima, cercare di aumentare la sicurezza di sistemi del genere.
Da questa base, siamo andati molto avanti, ad esempio per realizzare dei robot capaci di consegnare le merci all’interno di distretti o quartieri in modo completamente autonomo. Stiamo lavorando anche su altri veicoli autonomi con la stessa intelligenza, sempre per sperimentare le logiche di controllo. Ma quello a cui vogliamo arrivare, su cui stiamo puntando in realtà, sono sistemi che siano di utilità alle persone: uno di questi potrebbe proprio essere la consegna delle merci all’interno delle città, ad esempio per chi non ha la possibilità di muoversi.
Stiamo anche cercando di far accedere questi robot agli ascensori, per portare la merce direttamente al piano, cosa che per ora non è così semplice.
Per quanto riguarda le esigenze della comunità, tutte le nostre ricerche sono basate sulle necessità. Partiamo sempre dal confronto con i cittadini, ma anche con gli attori del territorio, che possono essere le imprese, esercenti, università.
Parliamo con loro per capire quali sono le loro necessità e, sulla base di queste, sviluppiamo i progetti insieme, in un vero processo di co-creazione. Non li coinvolgiamo solamente all’inizio, ma continuiamo a lavorare insieme in un percorso di confronti iterativi, per arrivare infine a una soluzione che sia di effettiva utilità e impatto. È un po’ l’obiettivo della Fondazione Links: fare ricerca e generare un impatto concreto sulle vite di tutti.
Come fate a riconoscere le persone a cui chiedere?
In ogni progetto si definisce all’inizio qual è l’ambito di applicazione e quali sono i portatori di interesse in quella determinata azione. una volta che identifichiamo i portatori di interesse ci confrontiamo con loro. Può trattarsi di studenti se lavoriamo con l’università, oppure commercianti se andiamo a lavorare su soluzioni come quella del robot per portare le merci.
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