Prendere parte all’iniziativa FILO significa molte cose: significa imparare quali siano gli aspetti fondamentali nell’organizzazione di un festival, allenare le proprie capacità di dialogo e di azione nel lavoro di squadra, ma soprattutto conoscere professionisti in grado di arricchire il proprio bagaglio culturale e di esperienze.
Per questo motivo, di seguito vi presentiamo l’intervista a Chiara Lucchini,di Urban Lab Torino, l’associazione impegnata nella riscoperta della città.
Come selezionate i temi e i progetti da approfondire e promuovere attraverso le vostre iniziative?
Lavoriamo come staff, un’organizzazione composta da molte competenze diverse, e insieme individuiamo temi che ci sembrano interessanti e rilevanti, sia per il dibattito europeo sia per la città. Le proposte arrivano in parte dallo staff interno, in parte su indicazione del Comune
Ad esempio, negli ultimi anni abbiamo lavorato molto sul cambiamento climatico e i suoi effetti su Torino.
Attualmente stiamo lavorando molto sul Nuovo Piano Regolatore, una politica pubblica molto importante che Torino sta mettendo in campo e che ha bisogno di entrare maggiormente nel dibattito pubblico cittadino.
Qual è la visione di Urban Lab sul futuro delle politiche urbane a Torino?
Ci sono molti temi nuovi in fase di sviluppo. Il Nuovo Piano Regolatore, di per sé, ne contiene tantissimi: per esempio, la progettazione delle aree di trasformazione e sviluppo urbano in relazione alle infrastrutture, per rendere le relazioni tra gli spazi più efficaci. Si parla di infrastrutture verdi e blu, quindi del ruolo di fiumi e parchi nello sviluppo e nella trasformazione della città, anche con ricadute sulla salute dei cittadini.
Sono moltissimi i temi legati ai nuovi tipi di spazi di cui la città ha bisogno. Nei quartieri in cui siamo stati, se manca una casa di quartiere, i cittadini ne richiedono una. Questo significa che quel tipo di luogo e di interazione sociale funziona, è un bisogno reale.
La città ha bisogno di luoghi ibridi, in cui le cose possano accadere. Non sappiamo cosa saremo tra vent’anni: abbiamo bisogno di immaginare spazi capaci di accogliere esigenze nuove e in continua evoluzione.
In che modo coinvolgete i cittadini nei processi di trasformazione, e quali strumenti utilizzate per comunicare e condividere informazioni?
Il coinvolgimento dei cittadini avviene su diversi livelli.
Il primo è la costruzione di un’informazione chiara e accessibile, per aiutare il pubblico – il più ampio possibile – a comprendere le politiche urbane. Non tutti sono esperti di città, ma tutti hanno diritto alla città. Una buona informazione è la base di tutto.
Poi ci sono azioni più mirate, a seconda del pubblico a cui ci si rivolge. Ad esempio, per quanto riguarda il cambiamento climatico, stiamo lavorando su come parlare di rifugi climatici nelle scuole.
Questo significa, ad esempio, individuare linguaggi e strumenti adatti a studenti e insegnanti.
Un esempio concreto è quello di “Voci di quartiere”, dove abbiamo utilizzato una Cargo Bike per realizzare interviste ai cittadini. Ma anche la componente digitale è fondamentale, sia per costruire sia per raccogliere informazioni. Anche strumenti come le mappe georeferenziate si rivelano molto utili.
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