Al Festival digitale popolare abbiamo incontrato Marco Bani, IA specialist e autore, insieme a Lorenzo Basso, del libro “Il secolo dell’IA”.
Con lui, abbiamo parlato dell’impatto che l’intelligenza artificiale può avere sui cittadini e compreso come si può parlare di IA con un pubblico vasto e variegato, composto da giovani e adulti, di utilizzatori delle nuove tecnologie.
Noi, ragazzi del progetto FILO, abbiamo assistito al talk tra Marco Bani, Francesco Di Costanzo e Andrea Pennacchioli, riguardo alla Pubblica Amministrazione al tempo del digitale e ci siamo domandati in quali modi, questo strumento, possa influenzare la nostra quotidianità.
Riguardo alle modalità con cui l’intelligenza artificiale può essere al servizio dei cittadini, Bani ha parlato di un’IA che sia pensata per l’uomo, e non solamente per risolvere problemi. Deve essere una tecnologia realizzata riflettendo anche sugli effetti e le conseguenze del suo utilizzo. Un software di intelligenza artificiale che non rispetti questi criteri non può essere definito “intelligente”, ma può essere, addirittura, dannoso.
La partecipazione al talk, avvenuto nel pomeriggio, ci ha portato a domandarci come possa la burocrazia italiana, spesso tristemente nota per le lunghe attese e la scarsa accessibilità, prepararsi ad utilizzare uno strumento in così rapida evoluzione come l’IA.
L’opinione di Bani è che le istituzioni debbano cercare di stare al passo con i tempi, in maniera simile ad altre aziende private che, oggi, offrono alla loro utenza servizi rapidi ed efficienti. Allo stesso tempo, egli riconosce l’alto livello di complessità che caratterizza la burocrazia italiana, in quanto ad essa spetta il dovere di tutelare i cittadini. Questo strato di complicatezza, quasi “fisiologico”, però, non deve frenare le istituzioni dal seguire le onde tecnologiche attuali, che possono permettere ai cittadini di avere servizi più efficienti e alle istituzioni di ridurre i tempi ed eliminare alcune procedure analogiche.
È proprio sulla tutela dei cittadini che ci siamo poi concentrati, domandando a Bani se sia corretto porre dei limiti all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per i cittadini.
Lui si dimostra completamente d’accordo con questa scelta, affermando che non solo l’intelligenza artificiale, ma, facendo un passo indietro, anche la tecnologia non è mai stata neutra. Questo perché la tecnologia può essere utilizzata per scopi differenti: benefici, ma anche nefasti.
I limiti che vogliamo porre alla tecnologia devono seguire i nostri valori.
Per cui, per porre dei limiti, prima di tutto è necessario chiederci quali sono i nostri valori, discuterne insieme, per poi trasformarli nell’indirizzo che vogliamo dare alla tecnologia e nei limiti entro i quali essa può operare. Questo ci permetterà di utilizzare al meglio gli strumenti che questa ci offre.
La nostra attenzione si è poi spostata sul libro “Il secolo dell’IA” e sulla newsletter di Marco Bani “Supereroi”. Ci siamo chiesti come si possa parlare di intelligenza artificiale ad un pubblico vasto e variegato le sfide che l’intelligenza artificiale pone.
La difficoltà del suo lavoro divulgativo, racconta Bani, risiede nella complessità di questa tecnologia in quanto è uno strumento che non tutti riescono ad utilizzare, a comprendere o, peggio ancora, a conoscerne il funzionamento. Egli stesso ammette di conoscere l’IA solamente in qualità di utente e di studioso politico.
L’obiettivo che si pone, con la scrittura del libro e dei suoi articoli, è quello di fornire delle “pillole” ai lettori per aumentare la consapevolezza sui possibili effetti dell’utilizzo di questa tecnologia.
La tecnologia, racconta, ha sempre avuto un ruolo politico e la capacità di cambiare civiltà e far cadere imperi. Per questo motivo oggi è importante conoscere l’intelligenza artificiale e i cambiamenti che comporta, anche a livello politico, per riuscire ad utilizzarla al meglio.
La scelta di scrivere un libro, poi, nasce non solo per raggiungere un pubblico più vasto, talvolta scarsamente abituato all’utilizzo del digitale, ma anche perché, la lettura, resta la modalità migliore per la riflessione e l’apprendimento.
L’ultima domanda posta riguarda noi giovani e l’uso dell’intelligenza artificiale: è un pericolo da cui proteggersi o un’opportunità da cogliere?
Bani esprime la sua preoccupazione nei confronti dell’uso dell’IA come un compagno, più che uno strumento. Facendo riferimento all’uso dell’Intelligenza artificiale come psicoterapeuta, tema che ultimamente ha occupato frequentemente la cronaca, ricorda che la personificazione di questo strumento non può sostituire la rete di persone, familiari e amici, che ci circonda nella vita reale.
D’altro canto viene riconosciuto all’IA il merito, in qualità di strumento, di aiutare nella produzione e scrittura, permettendoci di esprimere la nostra creatività al meglio.
E’ cruciale riconoscere gli usi benefici della tecnologia da quelli nefasti: solo in questo modo possiamo utilizzare la tecnologia per il nostro stesso miglioramento, anche quello dei giovani.
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